L’egoismo sovranista e le nostalgie autarchiche mettono in discussione l’Europa. Ci sono invece ottime ragioni per restare europeisti.
L’Unione europea, l’euro e l’idea stessa di Europa sono oggi sotto attacco: dalla Brexit alla Italexit, la retorica dei nuovi sovranisti e populisti la addita infatti come istituzione “matrigna” e origine di tutti i mali nazionali.
Alessandro Volpi spiega perché numerose considerazioni storiche, geografiche, economiche dimostrino invece, con chiarezza, che l’Europa e la sua moneta sono indispensabili, smontando le visioni nostalgiche delle monete nazionali, le tesi autarchiche, le derive protezionistiche e la logica dei muri eretti contro i migranti.
L’autore affronta punto per punto – con un approccio critico, ma costruttivo – le grandi questioni legate all’Europa: le dure ripercussioni di un’eventuale uscita del nostro Paese dall’euro; le condizioni a cui si possono tenere sotto controllo il debito pubblico e i suoi interessi; Il ruolo fondamentale della Banca Centrale Europea; il rapporto tra le politiche industriali e gli investimenti pubblici, necessari per far partire la ripresa; il delicato nodo della spesa sociale e della lotta alla povertà, che va ben oltre i proclami dei politici; le conseguenze negative del protezionismo in termini sociali e ambientali; il “punto caldo” delle migrazioni e l’inutilità dei “muri”; le oscillazioni tra rappresentanza e “democrazia diretta”.
A pochi mesi dalle votazioni per il rinnovo del Parlamento europeo (Le elezioni europee del 2019 si terranno nei 27 stati membri dell’Unione europea tra il 23 e il 26 maggio), “Perché non possiamo fare a meno dell’Europa” affronta – con successo – la complessità e contrappone la forza dei fatti alla vacuità degli slogan sui social, ricapitolando in modo efficace le buone ragioni per restare europeisti e attivarsi per costruire l’Europa del futuro.
“Alla prova dei fatti, senza moneta comune e senza una (per quanto flebile) idea di Europa, i singoli Stati affonderebbero rapidamente come dimostra il fatto che ad ogni sussulto “troppo nazionalistico” il mondo, e non solo i mercati, si spaventa e reagisce per evitare il disastro di un pianeta retto solo da Trump, Putin e Xi Jinping; gli unici interessati non alla sparizione ma alla sudditanza dell’Europa.”